Un piccolo buco in una diga |
eccomi di nuovo da poche ore in Ufficio a Milano e già ripenso con nostalgia al Villata, un collega la definisce una mia malattia. Quest’anno la vacanza è stata bellissima da tutti i punti di vista: il mare con i suoi colori, la foresta, il cielo e il meraviglioso clima (solo un temporale forte in 30 giorni); Giovanni Erra (vedere la sua lettera) ha sentito il freddo ma, sapete come sono fatti i “VESUVIANI”, vedono la colonnina del mercurio a 18° e pensano che sia già inverno….
Quindi tutto alla grande, tranne il Ristorante che qualitativamente è stato molto al di sotto degli altri anni ma almeno ci ha guadagnato la mia “atletica” (ah ah ah ah) linea…..e il portafoglio.
Sulla vita in spiaggia ho qualcosa da dire e vi elenco i motivi, poi giudicate voi: 1. miliardi di mozziconi di sigarette 2. adolescenti spesso/sempre costumati, con genitori consenzienti e silenti 3. tessili “estranei” al Villata che aumentano 4. alcuni impertinenti “curiosi…” delle bellezze femminili e maschili (spesso allontanati) 5. adulti villatiani che appena possono si tengono “costumati” (le scusanti sono varie e curiose quali ad esempio: la digestione lenta, la pallavolo, il sonnellino, sto per andare, sono appena arrivato, il governo, ops non me ne ero accorto (!!!)…. ecc ecc) 6. nessuna vigilanza di chicchessia
Meditate gente, tollerare queste circostanze è come aprire un piccolo buco in una diga, in poco tempo saremo sommersi dai …. tessuti e non solo, come in una bella spiaggia italiana.
Ma, detto ciò, il Villata resta sempre il Villata, un luogo splendido dove si incontrano persone che non desiderano il classico villaggio turistico ma che amano vivere
Un abbraccio a tutti cari amici miei e un grazie particolare a LILIANE.
Michele |